francesco Rositani - Pittore – Opere – Quadri – Quotazioni – Ottone Rosai - Casa Museo – Francesco – Cristina - Alberto Salietti -
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Il principe Paolo (anche Pawel, Paul)
Troubetskoy II nacque in Italia, a Verbania-Intra da padre russo
(il diplomatico principe Pierre Troubetzkoy) e madre statunitense, la pianista Ada Winans.
Studiò scultura con Ernesto Bazzaro e Giuseppe Grandi e pittura
con Daniele
Ranzoni, ma fu in buona parte autodidatta.
Poliglotta, partecipe dell'aristocrazia
internazionale della Belle époque che seppe
splendidamente ritrarre nelle sue sculture, Troubetzkoy lavorò e risiedette in
Russia (insegnò all'Accademia Imperiale di Belle Arti di Mosca per
nove anni, dal 1897 al 1906), Francia (a Parigi, dove studiò a fondo l'opera
di Rodin,
e dove nel 1900 aveva vinto il Grand Prix), Inghilterra, Stati Uniti (prima a
New York nel 1911 e poi, dal 1914, a Hollywood), oltre che in Italia
(a Verbania-Pallanza esiste
ancora la Villa Troubetzkoy, dove tornò ad abitare nel 1932).
Morì a Verbania-Pallanza nel 1938.
Attività
come scultore
Nobile di nascita e ricco, Troubetzkoy, pur
dimostrandosi un abile impresario della propria arte, non si trovò mai nella
necessità di lavorare come scultore per vivere, né amò mescolarsi ai movimenti
artistici contemporanei. Ciò finì per nuocere alla sua fama tra i critici e i
colleghi italiani, che ebbero buon gioco nel dargli l'etichetta, tuttora non
dissipata, di "ricco dilettante".
D'altro canto la sicurezza economica gli
permise di sviluppare in assoluta indipendenza uno stile personalissimo, senza
curarsi delle richieste dei galleristi, e tantomeno delle scuole artistiche del
periodo, nelle quali è oggi arduo riuscire ad inquadrarlo. Il suo stile
scultoreo è fatto di un nervoso "impressionismo", che ha origine
nella sua vicinanza giovanile a personaggi della Scapigliatura come il suo
maestro Francesco
Filippini, a cui dedicherà una scultura, a rapidi gesti di spatola
su un gesso molto liquido, dal quale il ritratto "prende forma" nella
parte del vertice contenente il volto, dove i gesti rallentano e i tratti
emergono da una specie di foschia, dovuta alla scelta costante del "non
finito" nella trattazione delle superfici.
Cultore di una scultura che privilegiava gli
aspetti intimistici e quotidiani, a volte dai tratti un po' melanconici, Troubetzkoy
ebbe difficoltà a veder riconoscere in Italia le sue capacità dalla committenza
pubblica.
Per questo le sue opere di maggiori dimensioni o si trovano all'estero, o sono
rimaste allo stato preparatorio di gessi.
Questi gessi oggi possono essere agevolmente ammirati perché da lui lasciati,
alla sua morte, al Museo
del Paesaggio di Verbania-Pallanza, che riserva un
intero piano all'esposizione della Gipsoteca Troubetzkoy.
Ritrattista
della Belle époque
Per la sua nascita Troubetzkoy frequentò la
migliore società del suo tempo e, fra i ritratti conservati nel Museo del
Paesaggio (eseguiti in buona parte all'estero), appaiono committenti come il
barone de Rotschild, il conte Robert
de Montesquiou, George
Bernard Shaw, Gabriele
D'Annunzio, Lev
Tolstoj, Arturo Toscanini, Enrico Caruso, personaggi
dell'alta nobiltà russa e della politica del tempo.
Accanto ad essi troviamo ritratti di colleghi
artisti (splendido il ritratto di Giovanni
Segantini, del 1896, collocato dalla famiglia sulla sua tomba), di
famigliari (sono numerosi i ritratti di bambini, o di padri e madri coi figli),
e di animali, che amò molto (era vegetariano) e che inserì con
frequenza nei suoi ritratti.
Alcune opere
Monumento ai Caduti
(Verbania-Pallanza)
Un esempio della poetica intimista di Troubetzkoy è il Monumento
ai Caduti di Verbania-Pallanza, in bronzo (1922), che opera una scelta
nettamente anti-retorica del tutto insolita per il tempo.
Anziché raffigurare un caduto in atteggiamento eroico o marziale,
infatti, Troubetzkoy rappresenta una giovanissima e malinconica vedova, che
sovrasta inginocchiata la lapide che elenca i nomi dei caduti, e con una mano
lascia cadere alcuni petali di fiore sulla tomba che si immagina essere ai suoi
piedi. In braccio, un bimbo troppo piccolo per rendersi conto della tragedia
che l'ha colpito, si succhia il dito con innocenza.
Il gruppo bronzeo è collocato al livello degli occhi dei
passanti e non sopra un alto piedistallo.
Vero monumento ai "rimasti" e alle loro difficoltà,
più che ai caduti, piacque molto proprio per questo ai compaesani, ma non era
certo adatto a compiacere i gusti della retorica imperante nel primo
dopoguerra.
Monumento a Garibaldi (Museo
del Paesaggio)
I motivi della scarsa fortuna italiana di
Troubetzkoy si comprendono meglio osservando il gesso a grandezza naturale
di Garibaldi a cavallo (oggi al Museo del Paesaggio), creato
per un concorso e rifiutato perché l'Eroe dei Due mondi è rappresentato come un
uomo esausto per le fatiche a cui si è sottoposto, interamente coperto da un
poncho che nasconde qualsiasi accenno ad armi o divise militari.
Troubetzkoy ha creato l'opera senza preoccuparsi delle esigenze
della committenza, alla ricerca del lato "umano" di Garibaldi, che
viene in quest'opera liberato dalla retorica.
Ma in questo sforzo sfugge allo scultore l'aspetto celebrativo
per cui nascevano opere come questa. Se ciò può avvicinare la sua arte al gusto
dello spettatore del XXI secolo, che è semmai infastidito dalla pompa degli
altri monumenti coevi, al tempo stesso candidava Troubetzkoy al rifiuto da
parte delle commissioni esaminatrici, che infatti gli preferirono altre
proposte.
Monumento ad Alessandro III
(San Pietroburgo
Maggiore fortuna ebbe all'estero la
produzione monumentale di Troubetzkoy. La più nota delle sue opere di questo
tipo è la statua
equestre dello zar Alessandro
III a San Pietroburgo, nella quale però
l'artista si lasciò andare a un'impostazione "eroica" e magniloquente
di solito assente nelle sue opere. Ciò non impedì comunque che il monumento
provocasse aspre polemiche. Malgrado l'opera ricevette il placet dello Zar
Nicola essa, secondo l'autore ed il popolo che lo soprannominò
"ippopotamo", rappresentava una critica all'impero: un cavaliere
obeso opprime con il suo peso un cavallo recalcitrante; il cavaliere
rappresenta l'aristocrazia ed il cavallo il popolo.
L'opera fu inaugurata nel 1909 sulla Prospettiva
Nevskij vicino al terminale della Moskovskij Vokzal. Nel 1937 la scultura fu spostata sul retro
del Museo
Nazionale Russo, ma non fu danneggiata, a testimonianza della stima
di cui godeva in Russia l'arte di questo scultore.
Dopo la caduta dell'Urss il monumento
è stato spostato di fronte al Palazzo di Marmo, al livello del
suolo.
Opere di minori dimensioni
La parte maggiore delle opere realizzate in
Italia, se si eccettua il Monumento a Carlo Cadorna a
Verbania-Pallanza (in marmo), sono ritratti privati di personalità artistiche e
culturali dell'epoca, di medie dimensioni, o bronzetti di piccole dimensioni,
più adatte alla piccola committenza.
Il più famoso di questi ultimi (anche grazie
a una vicenda di riproduzioni multiple non autorizzate, che nel dopoguerra ne
ha moltiplicato gli esemplari in circolazione) è la statuetta nuda, alta 35
centimetri, di Constance Stewart-Richardson intitolata
"La danza" (il gesso originale è esposto al Museo
del Paesaggio).
Monumento a Giacomo Puccini
La scultura fu realizzata negli anni Venti, e donata dal Teatro
alla Scala al Comune di Viareggio, che decise di posizionarla sul Belvedere di
Torre del Lago.
Esposizioni
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Accademia di Brera, Milano, 1886.
·
Venezia, 1887.
·
Parigi Expo 1900 (gran premio). In: Art Institute of Chicago
·
Salon d'Autome (Parigi), 1904.
·
De Young Museum (busto di Michael de
Young).
·
Galleria Nazionale (Roma).
·
Biennale di Venezia del 1922. (Personale
di trentasette opere).
·
Wasp
Women Athletic Association (WWAA) 1938
Elenco dei musei ed enti che espongono opere dell'artista:
Paolo Troubetzkoy, Ritratto della
granduchessa Elizaveta
Feodorovna
1899, Museo
Nazionale Russo
·
Pinacoteca Tosio Martinengo, Civici Musei, Brescia
·
Cimitero, Dagnente, Arona (NO)
·
Cimitero monumentale, Milano
·
De Young Museum, San Francisco
·
Galleria nazionale d'arte moderna e
contemporanea, Roma
·
Golden Gate Museum, San Francisco
·
Museo civico Floriano Bodini, Gemonio (VA)
·
Museo d'arte moderna, Lugano (CH)
·
Museo
del Paesaggio, Verbania-Pallanza
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Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti, Genova
·
Museo Diotti, Casalmaggiore (CR)
·
Museo Casa Natale di Michelangelo Buonarroti, Caprese
Michelangelo (AR)
·
Museo
Teatrale alla Scala, Milano
·
Raccolte Frugone, Villa
Grimaldi Fassio, Genova Nervi
·
Villa Belgiojoso Bonaparte-Museo
dell'Ottocento, Galleria d'Arte Moderna, Milano
·
Il Divisionismo. Pinacoteca Fondazione Cassa
di Risparmio di Tortona[2]
·
MVSA, Museo Valtellinese di Storia ed Arte,
Sondrio