lunedì 13 novembre 2017

Achille Funi

Francesco Rositani - Pittore – Opere – Quadri – Quotazioni – Achille Funi - Casa Museo – Francesco – Cristina

http://www.brundarte.it/2019/12/06/picasso-lodola-mostra-arte-moderna-contemporanea-brindisi/

Natura Morta 1944

Biografia e vita di Achille Funi (1890-1972)



Il pittore futurista Achille Funi il cui impegnativo vero nome è Virgilio Socrate Funi, nasce a Ferrara il 26 Febbraio del 1890.

Dopo aver appreso i primi elementi del disegno, di figura plastica e della decorazione alla scuola municipale d'arte «Dosso Dossi» di Ferrara, segue gli insegnamenti privati di Nicola Laurenti.

Trasferitosi a Milano, a sedici anni, perfeziona la sua educazione artistica presso l' Accademia di Brera, seguendo e lezioni di C. Tallone e dove conosce Carrà e Boccioni, entrando in contatto con il movimento futurista.

Nel decennio successivo, Achille Funi partecipa attivamente alla vivace evoluzione della pittura, è firmatario e fondatore del gruppo d'avanguardia milanese "Nuove Tendenze" con Chiattone e Sant'Elia, poi nel 1920 firma, insieme a Dudreville, Russolo e Sironi, il Manifesto "Contro tutti i ritorni in pittura".

Tre anni dopo, eliminando gli ultimi residui di Futurismo dalla sua pittura, è tra i fondatori del «Novecento» esponendo le sue opere con Garbari, Sironi e Martini alla mostra dei "Dissidenti" di Ca' Pesaro a Venezia.

Rientrato a Milano, Achille Funi tiene la prima personale presso la Galleria delle mostre temporanee (poi "Arte") di Milano.

"Novecento" riproponeva la continuità con il classicismo in chiave moderna con la riproposizione di temi classici quali il ritratto, la natura morta ed il paesaggio.

Di quel periodo restano famosi i dipinti "La terra" e "Maternità" dal quale si rilevano riferimenti al Tiziano in un recupero delle tradizioni italiane in un nuovo stile "neoclassico".


Portato alla costituzione di gruppi con gli stessi obiettivi, Achille Funi, fonda il "Gruppo dei Sette Pittori del Novecento" con Bucci, Dudreville, Malerba, Marussig, Oppi, Sironi, e con questi, nel 1922, espone alla "Bottega di Poesia".

Il nome di Achille Funi supera le alpi e nel 1925, il critico Roh lo inserisce nel volume 'Nach Expressionismus - Magischer Realismus' edito a Lipsia e la Sarfatti gli dedica una piccola monografia.

La Biennale di Venezia diventa, per il pittore, una specie di vetrina delle sue opere che ogni anno, dal 1924, raccontano l'evoluzione della sua arte; nel 1932 gli è dedicata persino una intera sala.

Negli anni Trenta, Funi si dedica intensamente ad opere di pittura monumentale, soprattutto affreschi, partecipando a grandi imprese: decora le pareti della Triennale di Milano (1933) e la sala della Consulta del Palazzo Comunale di Ferrara (1934-1937), la sua più importante opera ad affresco  con episodi ispirati ai lavori dell'Ariosto (Mito di Ferrara).

Nel 1933, insieme a Campigli e Carrà, sottoscrive il "Manifesto della pittura murale" di Sironi; sono da ricordare anche le sue opere a mosaico eseguite in diverse chiese: nella chiesa San Giorgio in Palazzo a Milano (1932) e nella chiesa del Cristo Re a Roma (1934).

In riconoscimento delle sue capacita pittorica, di emozionare con il colore (come aveva osservato da Boccioni
  vent'anni prima), nel '39 è nominato insegnante di affresco a Brera, poi nel '45 anche alla Carrara di Bergamo divenendo in seguito direttore delle due importanti scuole.

Nel 1944 espone tra i "25 Artisti italiani del secolo" alla Galleria del Secolo di Roma. Negli anni '50 torna ad insegnare a Brera ed esegue opere destinati a edifici milanesi pubblici (Teatro Manzoni, 1946; Banco di Roma, 1951, Banca generale dei crediti, 1959) e privati (Casa Reiser, 1948).
Notevole è anche la sua attività nel campo della decorazione di edifici religiosi.

Negli '60 e '70 riprende la pittura al cavalletto, dipingendo soprattutto paesaggi e riprendendo motivi pompeiani e raffaelleschi alternandola ai lavori di affresco. Negli ultimi anni della sua vita (Funi morirà ad Appiano Gentile nel 1972) si dedica di preferenza al paesaggio, soggiornando frequentemente a Forte dei Marmi.

Suoi dipinti sono nelle gallerie d'arte moderna di tutto il mondo.










sabato 11 novembre 2017

Antonio Canal - Canaletto

Francesco Rositani - Pittore – Opere – Quadri – Quotazioni – Antonio Canal Canaletto - Casa Museo – Francesco – Cristina

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Giovanni Antonio Canal detto Canaletto (1697-1768)

  
Canaletto, il cui nome reale era Giovanni Antonio Canale, era un pittore italiano conosciuto per i suoi quadri sfavillanti su Venezia.
È nato a Venezia il 28 ottobre, 1697 ed è morto  il 19 aprile 1768.
Canaletto ha ricevuto l'istruzione sulla pittura e sulla prospettiva da suo padre, pittore di scena nell'alta tradizione barocca.

Ha preso come sua specializzazione una forma relativamente nuova e rara della pittura, la vista della città (veduta).
I suoi committenti principali erano aristocratici inglesi durante la grande visita, per cui le sue scene erano ricordi delle viste del Canal Grande di Venezia, il bacino di San Marco, più le scene di innumerevoli regate e dei festival dell'acqua, quale la celebrazione annuale del matrimonio di Venezia con il mare.

La tecnica del Canaletto ha avuto la sua consacrazione per la leggera luminosità, e gli splendidi colori di contrasto tra luci ed ombre, a cui ha aggiunto con attenzione un’influenza tedesca alla cura  dei dettagli.
I suoi quadri sono caratterizzati spesso dai colori scuri e saturati che descrivono un’atmosfera umida e palpabile del cielo temporalesco o scuro.

Gli ultimi lavori, successivi al 1740, da quando Canaletto ha cominciato a sviluppare uno stile di pittura meno preciso, ritraggono scene luminose con colori ricchi evidenziati dal rosso e dal giallo-oro.

È andato in Inghilterra nel 1746 dopo che la guerra di successione austriaca aveva drasticamente ridotto il flusso dei visitatori inglesi a Venezia.
Ha dipinto molte scene dei paesaggi inglesi e delle case di paese prima del ritorno a Venezia nel 1755.

Canaletto è stato scelto dall’Accademia di Venezia nel 1763, ma le pitture dei suoi anni più tardi sono sempre state più criticate per il loro modo facile e ripetizione meccanica dei temi eccessivamente conosciuti.

Le sue opere si trovano nelle gallerie di Vienna, Dresda, nel museo di Grenoble, alla National Gallery di Londra (Festa di S. Rocco e Scuola della Carità). Di grande interesse il Fonteghetto della farina a Venezia. Importante anche la sua attività di incisore, soprattutto per le Vedute, collezione di trentuno pezzi di pregevole fattura.