lunedì 13 dicembre 2021

Andy Warhol

Francesco Rositani - Pittore – Opere – Quadri – Quotazioni – Ottone Rosai - Casa Museo – Francesco – Cristina  - Enrico Baj - 

http://www.brundarte.it/2019/12/06/picasso-lodola-mostra-arte-moderna-contemporanea-brindisi/

 







Andy Warhol, considerato a pieno titolo uno dei più grandi geni artistici del suo secolo, nasce a Pittsburgh (Pennsylvania) il 6 agosto 1928: figlio di immigrati slovacchi di etnia Rutena il suo nome vero è Andrew Warhola. Tra il 1945 e il 1949 studia al Carnegie Institute of Technology della sua città. Si trasferisce poi a New York dove lavora come grafico pubblicitario presso alcune riviste: "Vogue", "Harper's Bazar", "Glamour". Fa anche il vetrinista e realizza le sue prime pubblicità per il calzaturificio I. Miller. 

Le prime mostre
Nel 1952 tiene la prima personale alla Hugo Gallery di New York. Disegna anche scenografie. Nel 1956 espone alcuni disegni alla Bodley Gallery e presenta le sue Golden Shoes in Madison Avenue. Compie poi alcuni viaggi in Europa e Asia. 

Gli anni '60
Intorno al 1960 Warhol comincia a realizzare i primi dipinti che si rifanno a fumetti e immagini pubblicitarie. Nei suoi lavori compaiono Dick Tracy, Popeye, Superman e le prime bottiglie di Coca Cola.
Inizia a utilizzare la tecnica di stampa impiegata nella serigrafia nel 1962, rivolgendo l'attenzione alla riproduzione di immagini comuni, degne del titolo di "icone simbolo" del suo tempo, comprese le lattine di zuppa. Tratta anche temi carichi di tensione, come i Car Crash (Incidenti automobilistici) e Electric Chair (sedia elettrica). Dal suo stile "neutro" e banale prende il via la cosiddetta Pop-art.
Come scrive Francesco Morante: "La sua arte prende spunto dal cinema, dai fumetti, dalla pubblicità, senza alcuna scelta estetica, ma come puro istante di registrazione delle immagini più note e simboliche. E l'opera intera di Warhol appare quasi un catalogo delle immagini-simbolo della cultura di massa americana: si va dal volto di Marilyn Monroe alle inconfondibili bottigliette di Coca Cola, dal simbolo del dollaro ai detersivi in scatola, e così via.
In queste sue opere non vi è alcuna scelta estetica, ma neppure alcuna intenzione polemica nei confronti della società di massa: unicamente esse ci documentano quale è divenuto l'universo visivo in cui si muove quella che noi definiamo la "società dell'immagine" odierna. Ogni altra considerazione è solo conseguenziale ed interpretativa, specie da parte della critica europea, che in queste operazioni vede una presa di coscienza nei confronti del kitsch che dilaga nella nostra società, anche se ciò, a detta dello stesso Warhol, sembra del tutto estraneo alle sue intenzioni".
Negli anni successivi decide di abbracciare un progetto più vasto, proponendosi come imprenditore dell'avanguardia creativa di massa. Per questo fonda la "Factory", che può essere considerata una sorta di officina di lavoro collettivo. Iniziano i rapporti di lavoro con Leo Castelli.
Nel 1963 inizia a dedicarsi al cinema e produce due lungometraggi: "Sleep" ed "Empire" (1964). Nel 1964 espone alla Galerie Sonnabend di Parigi e da Leo Castelli a New York. Per il Padiglione Americano alla Fiera mondiale di New York realizza i Thirteen Most Wanted Men. L'anno successivo espone all'Institute of Contemporary Art di Philadelphia. 

Le collaborazioni artistiche
Fallito il tentativo di fondare un gruppo musicale con La Monte Young e Walter de Maria (due dei più celebri compositori d'avanguardia del periodo), nel 1967 si lega al gruppo rock dei Velvet Underground (di Lou Reed), di cui finanzia il primo disco. Anche la nota copertina del disco, una semplice banana gialla su sfondo bianco, è sua. 

L'attentato del 1972
Nel 1968 rischia la morte, all'interno della Factory, per l'attentato di una squilibrata, tale Valerie Solanas, unico membro della S.C.U.M. (società che si propone di eliminare gli uomini). Espone al Moderna Museet di Stoccolma. Pubblica il romanzo "A: a novel" e produce il primo film in collaborazione con Paul Morissey. Si tratta di "Flash", cui seguiranno "Trash", nel 1970, e "Heat", nel 1972. 

Gli anni '70
Nel 1969 fonda la rivista "Interview", che da strumento di riflessione sul cinema amplia le sue tematiche a moda, arte, cultura e vita mondana. A partire da questa data, fino al 1972, esegue ritratti, su commissione e no. Scrive anche un libro: "La filosofia di Andy Warhol (Dalla A alla B e ritorno)", pubblicato nel 1975. L'anno seguente espone a Stoccarda, Düsseldorf, Monaco, Berlino e Vienna. Nel 1978 a Zurigo. Nel 1979 il Whitney Museum di New York organizza una mostra di ritratti di Warhol, intitolata "Andy Warhol: Portraits of the 70s". 

Gli anni '80
Nel 1980 diventa produttore della Andy Warhol's TV. Nel 1982 è presente alla Documenta 5 di Kassel. Nel 1983 espone al Cleveland Museum of Natural History e gli viene commissionato un poster commemorativo per il centenario del Ponte di Brooklyn. Nel 1986 si dedica ai ritratti di Lenin e ad alcuni autoritratti. Negli ultimi anni si occupa anche della rivisitazione di opere dei grandi maestri del Rinascimento: Paolo Uccello, Piero della Francesca, e soprattutto Leonardo da Vinci, da cui ricava il ciclo "The Last Supper" (L'ultima cena). Realizza anche alcune opere a più mani con Francesco Clemente e Jean-Michel Basquiat, il "maledetto" della scena artistica newyorchese. 

La morte
Andy Warhol muore a New York il 22 febbraio 1987 durante una semplice operazione chirurgica.
Nella primavera del 1988, 10.000 oggetti di sua proprietà vengono venduti all'asta da Sotheby's per finanziare la Andy Warhol Foundation for the Visual Arts. Nel 1989 il Museum of Modern Art di New York gli dedica una grandiosa retrospettiva. 


Le opere di Andy Warhol in Mostra a Brindisi 






domenica 22 agosto 2021

Giorgio De Chirico

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Oreste e Pilade



Giorgio De Chirico nasce il 10 luglio 1888 a Volos, capitale della Tessaglia (Grecia). Secondogenito di tre fratelli è figlio di un ingegnere ferroviario e di una nobildonna genovese. Morta la sorella Adele ancora in tenera età, gli altri due figli rivelano presto una forte disposizione artistica: Giuseppe Maria Alberto Giorgio de Chirico (questo il suo nome completo) viene colto dalla Musa della pittura mentre Andrea da quella della musica, anche se poi quest'ultimo, con gli anni, si è dimostrato uno degli artisti più versatili della storia patria, cimentandosi nei più svariati campi dell'arte con lo pseudonimo di Savinio.

Suoi alcuni fondamentali romanzi del Novecento italiano (come "Hermaphrodito" o "Ascolto il tuo cuore, città", "Narrate uomini la vostra storia" e "Casa "La Vita"), mentre le sue partiture possono tranquillamente essere dimenticate (ricordiamo i balletti "Perseo", su soggetto di M. Fokine, "Ballata delle stagioni", "La morte di Niobe" e "La vita dell'uomo", tutti su soggetto proprio).

Tornando a Giorgio, in questi anni, assecondato dal padre nella passione per l'arte, prende le prime lezioni di disegno dal pittore greco Mavrudis poi si iscrive all'Istituto Politecnico di Atene che frequenterà per un breve periodo (un paio di anni). Nel 1905 muore il padre, il tenero e sempre presente sostenitore delle sue inclinazioni. La ferita non sarà facile da rimarginare e, anzi, tempo dopo al pittore maturo capiterà spesso di rievocarne con commozione la figura e il bel rapporto.

Rimasto solo con madre e fratello, si trasferisce a Monaco per continuare gli studi. Qui è attratto irresistibilmente dal disegno grafico, assai visionario, di Alfred Kubin nonché dalla pittura dei simbolisti Arnold Boecklin e Max Klinger. Ma l'arte non rimane il suo esclusivo campo di interesse. Si apre invece alla letteratura e alla filosofia di cui comincia a leggerne alcuni esponenti fondamentali. In particolare rimane affascinato dal pensiero di Schopenhauer  e di Nietzsche, così come da quello di Weininger (la cui opera è una vera e propria "metafisica del sesso", il cui scopo è quello di gettare le basi per l'avvento di una nuova spiritualità); tutti questi elementi assumono un'importanza radicale nella poetica dell'artista (l'influenza di Boecklin e di Nietzsche è ravvisabile nel dipinto "La battaglia dei Centauri e dei Lapiti").

Nel 1910, torna in Italia con la madre che lo accompagna prima a Milano poi a Firenze; Andrea invece parte per Parigi. A Firenze subisce l'influenza di Giotto e della pittura primitiva toscana, orientandosi verso un disegno ricco di impianti prospettici e di costruzioni a forma di arcate. Nel suo pellegrinaggio artistico giunge anche a Torino, che lo colpisce non solo per essere stata la città degli ultimi anni di Nietzsche, ma anche per la severità della sua linea architettonica.

Sul piano artistico si fanno invece strada le prime coordinate stilistiche del De Chirico più conosciuto. Dopo lungo rovello interiore, l'artista perviene alla conclusione che l'arte debba "creare sensazioni sconosciute in passato; spogliare l'arte dal comune e dall'accettato... sopprimere completamente l'uomo quale guida o come mezzo per esprimere dei simboli, delle sensazioni, dei pensieri, liberare la pittura una volta per tutte dall'antropomorfismo... vedere ogni cosa, anche l'uomo, nella sua qualità di cosa". In pratica, il manifesto condensato della pittura Metafisica, che in questa fase, sul piano delle produzioni, appare solo abbozzata.

Stanco di Torino raggiunge Alberto Savinio a Parigi dove riceve gli apprezzamenti di un altro "outsider", Guillaume Apollinaire. Grazie all'interessamento del fratello viene presentato a Pierre Laprade, membro della giuria del Salon d'Automne, per il quale espone tre opere: "Enigma dell'Oracolo", "Enigma di un pomeriggio" e "Autoritratto". Nello stesso anno, in occasione dell'esposizione di altre tre sue opere al Salon des Indépendants viene notato da Pablo Picasso  grazie al quale stringe amicizia con Brancusi, Braque, Jacob, Soffici, Léger e Derain. Apollinaire organizza nell'atelier dell'artista una mostra di trenta opere e recensisce De Chirico su "L' intransigeant" utilizzando il termine "metafisico".

Allo scoppio della prima guerra mondiale, Giorgio e Andrea rientrano in Italia per arruolarsi nell'esercito: Andrea parte per la Grecia mentre Giorgio è ricoverato per disturbi nervosi all'ospedale psichiatrico di Ferrara dove resterà fino alla fine del conflitto. Il paesaggio urbano ferrarese è fondamentale per la definitiva impronta metafisica, in cui prende corpo il suo peculiare stile caratterizzato da gli scenari irreali e misteriosi, all'insegna di una solitudine sospesa e allucinatoria. I suoi quadri rappresentano magari semplici e disadorne piazze, dove si materializzano oggetti che vivono di una luce propria, estrapolati dalla dimensione banale e utilitaria dell'esistenza rivivono nel quadro come segni assoluti di memoria e nello spazio mentale del quadro si assemblano con lo stesso non senso in cui si vive la realtà del sogno: l'unica che può giustificare la riduzione dell'uomo a cosa, a manichino, a statua di marmo, a silhouette, privi di qualsiasi identità che non sia la pura apparizione metafisica.

Nel 1916 dipinge i suoi celebri "Ettore e Andromaca" e "Le Muse inquietanti"  e frequenta l'ambiente artistico di Ferrara: conosce Filippo De Pisis ed inizia una corrispondenza con Carrà, che conoscerà durante il ricovero. Carrà rimane affascinato dal mondo poetico e dai temi artistici di De Chirico, dipingendo una serie di opere di chiara matrice metafisica. Le coordinate di questo tipo di pittura sono anche esposte di li a poco sulla rivista "Valori Plastici" diretta da Mario Broglio; intanto Andrè Breton ne parla in modo entusiasta sulla rivista francese "Littérature"; incidendo quindi, di riflesso, sul gusto dei pittori surrealisti.

L'attività espositiva è intensa e vi affianca anche quella come scenografo: nel 1929 esegue, ad esempio, scene e costumi per i balletti di Diaghilev a Parigi, illustra i "Calligrammes" di Apollinaire e "Mythologies" di Cocteau.

Nel 1935 è chiamato negli Stati Uniti dove rimane fino al 1936 con la compagna Isabella Far, cui resterà legato fino alla morte. Nel 1937 è costretto a spostarsi tra Milano, Parigi, Londra, Firenze, Torino e Roma dove espone per la seconda volta alla Quadriennale. Nel 1945 pubblicherà "Commedia dell'arte moderna" e "Memorie della mia vita". Due anni dopo si stabilisce definitivamente a Roma in Piazza di Spagna.

Giunto ormai al termine della sua vita, continua incessantemente a dipingere con maggiore passione: "Per le emulsioni e il mio olio emplastico, che possano dare alla materia della mia pittura sempre maggiore trasparenza e densità, sempre maggior splendore e fluidità, io mi perdo in sogni bizzarri davanti allo spettacolo della mia pittura e mi sprofondo in riflessioni sulla scienza della pittura e sul grande mistero dell'arte". Nel 1969 viene pubblicato il primo catalogo delle sue opere grafiche, nel 1971 di tutte le sue opere; nel 1970 espone al Palazzo Reale di Milano, nel 1972 a New York, nello stesso anno Parigi lo nomina membro dell'Accademia di Belle Arti e gli dedica un esposizione; qui parlerà ancora una volta della sua pittura confrontando quella del periodo metafisico che definirà "Pittura inventata e poetica" da quella successiva "La vera pittura, la pittura di qualità, la pittura realista", dichiarerà di seguire la tecnica dei maestri del Rinascimento pur restando "indipendente".

Giorgio De Chirico si spegne a Roma il 20 novembre 1978, onorato dai critici di tutto il mondo. La sua arte, questo è certo, rimarrà consacrata nell'Olimpo dei maestri dell'arte del '900.