mercoledì 2 maggio 2018

Ottone Rosai

Francesco Rositani - Pittore – Opere – Quadri – Quotazioni – Ottone Rosai - Casa Museo – Francesco – Cristina  - Enrico Baj - - https://www.dietadelmonacobuddista.it/
http://www.ladietadelmonacobuddista.it/

http://www.brundarte.it/2019/12/06/picasso-lodola-mostra-arte-moderna-contemporanea-brindisi/




Figlio di un artigiano, conseguito il diploma all'Istituto Statale d'Arte frequenta l'Accademia di Belle Arti, da cui viene espulso dopo pochi anni per cattiva condotta.
Prosegue pertanto come autodidatta, e in questo periodo sono significativi gli incontri con Giovanni Papini e soprattutto con Ardengo Soffici, che lo avvicina all'arte futurista e al movimento di Marinetti. Da qui traggono ispirazione le sue prime opere (Bottiglia + zantuntun, 1912). Prima del rigore pittorico degli anni venti e trenta, alla fase futurista si alterna un breve periodo cubista (Paesaggio, 1914).
Aderendo al futurismo, si arruola come volontario nell'esercito e partecipa alla prima guerra mondiale ricevendo due medaglie di bronzo.
Alla fine della guerra, il rientro nella società è difficile e Rosai trova nelle nuove idee del giovane Mussolini l'entusiasmo e lo slancio che cercava per opporsi alla borghesia e al clericalismo che tanto detesta.
In questo periodo la sua pittura ritrae persone della sua famiglia, nature morte o figure di anziane tristemente sedute.
Nel novembre 1920 tiene la sua prima esposizione personale a Firenze.
Nel 1922 la sua vita è segnata dal suicidio di suo padre, annegato in Arno per debiti.
Nei suoi scritti giovanili rivela di sentirsi colpevole di quella morte, e di dover vivere due vite, la sua e quella del padre.
Per risanare la difficile situazione economica della famiglia, è infatti costretto a rilevare la bottega di falegnameria del padre e a diradare la sua attività pittorica.
Nel periodo della maturità, Rosai si dedica invece all'osservazione degli umili e alla descrizione di scene di vita quotidiana, improntate al tipico populismo toscano; esse sono riconducibili ad una fase della pittura italiana che può definirsi post-futurista, caratterizzata dal ritorno all'ordine, dove a emergere sono volumi, contorni nitidi e colore ricco.
In particolare, l'uso dei volumi e dei colori di Rosai si ispira fortemente a Cézanne. Allo stesso tempo, la sua pittura resta tipicamente fiorentina e in essa riecheggia il Quattrocento di Masaccio (Giocatori di toppa, 1920 - Il concertino, 1927).
Fino al 1929 collabora come illustratore ad alcune testate dell'epoca fascista (Il SelvaggioIl Bargello).
La stipula dei Patti Lateranensi è per lui la conferma che lo spirito anticlericale del primo Mussolini è stato tradito e provoca in lui una violenta reazione, che si traduce nella pubblicazione di uno scritto (Per lo svaticanamento dell'Italia) che desta scalpore tra le gerarchie fasciste.
Nell'imbarazzo della federazione fiorentina, la voce di aspro dissenso del pittore viene messa a tacere facendo venire a galla particolari della sua vita privata finora tollerati e tenuti nascosti.
Le voci sulla sua omosessualità minacciano di investire il suo lavoro di artista e Rosai viene praticamente costretto a sposare un'amica d'infanzia, che conosce e accetta le sue abitudini e le sue frequentazioni.
I quadri di Ottone Rosai vedono spesso protagonisti umili e pacifici popolani, colti in atteggiamenti quotidiani. Essi, posti nel contesto della pittura italiana del ventennio, e quindi spesso ricollegati ad una maniera di regime, in realtà nascondono un'intima contraddizione: sono infatti la risposta mite e pacifista all'eroica e dannunziana energia vitale inneggiata dai Futuristi.
Negli anni trenta il disagio esistenziale di Rosai lo conduce a vivere in luoghi isolati, lontani dalla comunità, e la sua pittura si carica di collera e di pessimismo; i suoi autoritratti delineano una figura di artista tormentato e dolente, ma nel 1932 arriva la sua consacrazione a pittore di primo livello con una personale a Palazzo Ferroni nella sua città.
Fanno seguito numerose altre esposizioni in altre città, fra cui MilanoRomaVenezia.
Nel 1939 viene nominato professore di figura disegnata al Liceo Artistico, e nel 1942 gli viene assegnata la cattedra di pittura all’Accademia di Firenze.
Dopo l'8 settembre 1943, Rosai viene fatto oggetto di una brutale aggressione, questa volta da parte degli antifascisti che vedono in lui un sostenitore del regime e ignorano le umiliazioni che lo stesso aveva subito dai gerarchi.
Nel 1944 gli fu portato in casa Bruno Fanciullacci che era ferito. L'omicidio compiuto da quest'ultimo del filosofo Giovanni Gentile sollevò l'indignazione di Rosai che subito gli rinfacciò "Bella impresa uccidere un povero vecchio"[
Nel 1949-1950, Rosai aderisce al progetto della importante collezione Verzocchi, sul tema del lavoro, inviando, oltre ad un autoritratto, l'opera "I muratori". La collezione Verzocchi è attualmente conservata presso la Pinacoteca Civica di Forlì. Neglianni cinquanta comincia a farsi conoscere in ambito internazionale, partecipando a rassegne in città come ZurigoParigiLondraMadrid. Un'esposizione organizzata a Firenze girerà poi nei musei di molte città tedesche.
A Firenze nel 1954 dipinse e donò gratuitamente, in seguito all'iniziativa del Comitato per l'estetica cittadina di rinnovare gli antichi tabernacoli in rovina con opere di artisti contemporanei, una Crocifissione, la quale testimonia il perdurare dell'interesse di Rosai per la tradizione tre-quattrocentesca toscana: Giotto e Masaccio sono ancora i punti di riferimento di un linguaggio che si è fatto tuttavia, con gli anni, sempre più aspro e scontroso, esasperando la propria radice espressionista.
Rosai riduce ormai la pittura a un groviglio di segni brutali e adotta una cromia dai toni sordi e cupi, stravolgendo le fisionomie in maschere di un crudo primitivismo.
Ciò che negli anni Venti e Trenta, gli anni di "Strapaese", aveva significato per lui un recupero di semplicità, brutale sì, ma piena di sanguigno vigore, lascia il posto, nel dopoguerra, al desolato squallore di un universo pittorico che non sembra trovare sollievo neanche nella fede e mette in scena una sacra rappresentazione di raggelante forza espressiva.
A Venezia, in occasione della Biennale del 1956, viene allestita una grande retrospettiva della sua opera.
Nel 1957, mentre cura ad Ivrea l’allestimento di una sua personale, muore colto da infarto.
Ottone Rosai è ricordato anche come scrittore: le sue opere letterarie più significative sono: Il libro di un teppista (1919) in cui narra delle sue esperienze di guerra, Via Toscanella (1930), Dentro la guerra(1934) e Vecchio Autoritratto, (1951).

Di grande importanza per la conoscenza dell'uomo e dell'artista è la sua corrispondenza, pubblicata solo molti anni dopo la sua morte: Lettere 1914-1957 (1974).










venerdì 23 marzo 2018

Elena Tommasi Ferroni

Francesco Rositani - Pittore – Opere – Quadri – Quotazioni – Elena Tommasi Ferroni - Casa Museo – Francesco – Cristina

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Cucurbitacita 2018

Elena Tommasi Ferroni è nata a Pietrasanta il 25 maggio 1962.
Cresciuta a Roma, ha conseguito la maturità classica presso il liceo E.Q.Visconti e ha studiato storia dell´Arte all´ Università "La Sapienza".

Durante gli anni universitari ha cominciato di dedicarsi allo studio del restauro, e nel 1985 ha conseguito il diploma di restauratrice, ed ha lavorato in seguito nel campo della conservazione facendo inoltre esperienza nello studio di Pico Cellini, storico restauratore romano.
Fin dal 1983 frequenta con assiduità l´atelier del padre, Riccardo Tommasi Ferroni, e con lui inizia a dipingere, in principio per approfondire la tecnica pittorica applicata al restauro, ed in seguito appassionandosi alla pittura ad olio. Sotto la guida del padre comincia la sua vera e propria attività di pittrice.
Nel 1988 ha iniziato la sua carriera espositiva con la partecipazione alla mostra "Il Museo de Musei" a Palazzo Strozzi a Firenze.
Nel 1989 espone per la prima volta nella mostra personale alla galleria "A.M.G." di Alassio, e nello stesso anno partecipa ad una collettiva alla galleria "Cà d´Oro" a Roma.
Dal 1991 al 1992 vive a Mantova, dove ha uno studio sul Rio. Nel 1991 espone una serie di nature morte alla galleria "il Gabbiano" di Roma, con presentazione in catalogo di Paolo Levi e lo stesso anno partecipa alla Fiera Internazionale di Chicago. Negli anni seguenti espone in diverse gallerie in Italia e all´estero fra cui nel ´94 in Olanda, ad Amsterdam alla "Philip Mowes Art Gallery". In quegli stessi anni partecipa inoltre a diverse mostre collettive.
Nel 1995 è presente alla mostra collettiva "Viva il Cinema" alla galleria "il Gabbiano" di Roma per il centenario del Cinema. Nello stesso anno espone in mostre alla galleria "Cà d´Oro" a Roma ed alla galleria "Michelangelo di Trani".
Nel aprile del ´95 appare un articolo su suo padre, suo fratello e lei, come famiglia d´arte, sula rivista "Arte Mondadori". Nel 1995 comincia inoltre la collaborazione col gruppo "Spirale Arte" di Milano, con il quale lavorerà fino al 1998. Con Spirale espone in quegli anni a Milano, Parma, Pietrasanta, Ferrara, etc. Nei primi anni del 2000 partecipa a diverse collettive fra cui la mostra "Continuità" alla galleria "Cà d´Oro"con Adriano Pompa e Roberto Caruso. Ancora alla galleria "Cà d´Oro" espone nel 2003 nella mostra personale "Realtà Mentite, Inganni e Specchi", in cui esibisce dipinti su specchio, giochi e inganni ottici. Nel 2004 partecipa la "Progetto Dafne" allo studio "Lucifero" di Roma.
Nel 2005 espone nella galleria Barozzi di Vignola, e nel febbraio dello stesso anno viene intervistata da Gigi Marzullo nella trasmissione "Sottovoce" su Rai1.
Nel 2006 espone a Trieste alla galleria "Rettori Tribbio" insieme a Zhou Ziwey.
Nel 2007 partecipa alla mostra "i Tommasi Ferroni" insieme con il padre e il fratello al museo "Sandro Parmeggiani" di Cento. Nell´estate dello stesso anno espone insieme al fratello Giovanni, a Maya ed Alessandro Kokocinski ed al pittore cinese Zhou Ziwey in una mostra itinerante che parte dalla città Bou tou, nella MongoliaCinese, fino alla città di Pechino.
Nel Corso del 2008 ha esposto insieme a Maya Kokocinski alla "Galleria Paulette Bos" a Den Haag, ha partecipato alle mostre collettive "Ieri, Oggi e Domani" alla galleria "Cà d´Oro", "Il colore al femminile" alla galleria "L´Indicatore" di Roma, ed all´esposizione sulla "Grande Madre" allo studio "Lucifero". Vive a Roma, dove lavora e impartisce lezioni di pittura. Hanno scritto di lei tra gli altri: Paolo Levi, Maria Grazia Ippolito, Enzo Siciliano, Domenico Montalto, Renato Civello, Alessandro Riva, Costanzo Costantini, Fausto Gianfranceschi, Elisabetta Planca, Guido Rebecchini, Franco Basile, Maria Censi Roberto Lucifero, Carmine Benincasa, Alberto Agazzani, Claudio Strinati.
2009: Galleria "L´Indicatore" di Roma
2011:
"Partita a scacchi col mito", da "Romolo nel giardino della Fornarina", Roma. Con le   opere di Riccardo Tommasi Ferroni. Insieme a Giovanni Tommasi Ferroni e Maya Kokocinski
"I Promessi Sposi". Presentazione del libro illustrato. Galleria ArtSpace, Roma.
"A broken mirror". Cappella Orsini, Roma.
2012:
"Stravaganze". Silber Gallery, Roma
Biennale Grottaglie
2013: "The Bridge of Humanities" Museum of Humanities - Zhoujtajao, Distetto di Shanghaj, Cina.
2014: "Tommasi. Ab Imis". Chiesa e Chiostro di Sant' Agostino, Pietrasanta(LU).
2015: "Tommasi. Ab Imis". Chiesa e Chiostro di Sant' Agostino, Pietrasanta(LU).
2016: "Onyricon". Silber Gallery, Roma.

Dal 2018 è parte della Collezione di Casa Museo Francesco Cristina con la Cucurbitacita, una tra le sue Opere più belle e che meglio la rappresentano.

venerdì 23 febbraio 2018

Ottone Rosai

Francesco Rositani - Pittore – Opere – Quadri – Quotazioni – Ottone Rosai - Casa Museo – Francesco – Cristina

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Figlio di un artigiano, conseguito il diploma all'Istituto Statale d'Arte frequenta l'Accademia di Belle Arti, da cui viene espulso dopo pochi anni per cattiva condotta.
Prosegue pertanto come autodidatta, e in questo periodo sono significativi gli incontri con Giovanni Papini e soprattutto con Ardengo Soffici, che lo avvicina all'arte futurista e al movimento di Marinetti. Da qui traggono ispirazione le sue prime opere (Bottiglia + zantuntun, 1912). Prima del rigore pittorico degli anni venti e trenta, alla fase futurista si alterna un breve periodo cubista (Paesaggio, 1914).
Aderendo al futurismo, si arruola come volontario nell'esercito e partecipa alla prima guerra mondiale ricevendo due medaglie di bronzo.
Alla fine della guerra, il rientro nella società è difficile e Rosai trova nelle nuove idee del giovane Mussolini l'entusiasmo e lo slancio che cercava per opporsi alla borghesia e al clericalismo che tanto detesta.
In questo periodo la sua pittura ritrae persone della sua famiglia, nature morte o figure di anziane tristemente sedute.
Nel novembre 1920 tiene la sua prima esposizione personale a Firenze.
Nel 1922 la sua vita è segnata dal suicidio di suo padre, annegato in Arno per debiti.
Nei suoi scritti giovanili rivela di sentirsi colpevole di quella morte, e di dover vivere due vite, la sua e quella del padre.
Per risanare la difficile situazione economica della famiglia, è infatti costretto a rilevare la bottega di falegnameria del padre e a diradare la sua attività pittorica.
Nel periodo della maturità, Rosai si dedica invece all'osservazione degli umili e alla descrizione di scene di vita quotidiana, improntate al tipico populismo toscano; esse sono riconducibili ad una fase della pittura italiana che può definirsi post-futurista, caratterizzata dal ritorno all'ordine, dove a emergere sono volumi, contorni nitidi e colore ricco.
In particolare, l'uso dei volumi e dei colori di Rosai si ispira fortemente a Cézanne. Allo stesso tempo, la sua pittura resta tipicamente fiorentina e in essa riecheggia il Quattrocento di Masaccio (Giocatori di toppa, 1920 - Il concertino, 1927).
Fino al 1929 collabora come illustratore ad alcune testate dell'epoca fascista (Il SelvaggioIl Bargello).
La stipula dei Patti Lateranensi è per lui la conferma che lo spirito anticlericale del primo Mussolini è stato tradito e provoca in lui una violenta reazione, che si traduce nella pubblicazione di uno scritto (Per lo svaticanamento dell'Italia) che desta scalpore tra le gerarchie fasciste.
Nell'imbarazzo della federazione fiorentina, la voce di aspro dissenso del pittore viene messa a tacere facendo venire a galla particolari della sua vita privata finora tollerati e tenuti nascosti.
Le voci sulla sua omosessualità minacciano di investire il suo lavoro di artista e Rosai viene praticamente costretto a sposare un'amica d'infanzia, che conosce e accetta le sue abitudini e le sue frequentazioni.
I quadri di Ottone Rosai vedono spesso protagonisti umili e pacifici popolani, colti in atteggiamenti quotidiani. Essi, posti nel contesto della pittura italiana del ventennio, e quindi spesso ricollegati ad una maniera di regime, in realtà nascondono un'intima contraddizione: sono infatti la risposta mite e pacifista all'eroica e dannunziana energia vitale inneggiata dai Futuristi.
Negli anni trenta il disagio esistenziale di Rosai lo conduce a vivere in luoghi isolati, lontani dalla comunità, e la sua pittura si carica di collera e di pessimismo; i suoi autoritratti delineano una figura di artista tormentato e dolente, ma nel 1932 arriva la sua consacrazione a pittore di primo livello con una personale a Palazzo Ferroni nella sua città.
Fanno seguito numerose altre esposizioni in altre città, fra cui MilanoRomaVenezia.
Nel 1939 viene nominato professore di figura disegnata al Liceo Artistico, e nel 1942 gli viene assegnata la cattedra di pittura all’Accademia di Firenze.
Dopo l'8 settembre 1943, Rosai viene fatto oggetto di una brutale aggressione, questa volta da parte degli antifascisti che vedono in lui un sostenitore del regime e ignorano le umiliazioni che lo stesso aveva subito dai gerarchi.
Nel 1944 gli fu portato in casa Bruno Fanciullacci che era ferito. L'omicidio compiuto da quest'ultimo del filosofo Giovanni Gentile sollevò l'indignazione di Rosai che subito gli rinfacciò "Bella impresa uccidere un povero vecchio"[
Nel 1949-1950, Rosai aderisce al progetto della importante collezione Verzocchi, sul tema del lavoro, inviando, oltre ad un autoritratto, l'opera "I muratori". La collezione Verzocchi è attualmente conservata presso la Pinacoteca Civica di Forlì. Neglianni cinquanta comincia a farsi conoscere in ambito internazionale, partecipando a rassegne in città come ZurigoParigi, LondraMadrid. Un'esposizione organizzata a Firenze girerà poi nei musei di molte città tedesche.
A Firenze nel 1954 dipinse e donò gratuitamente, in seguito all'iniziativa del Comitato per l'estetica cittadina di rinnovare gli antichi tabernacoli in rovina con opere di artisti contemporanei, una Crocifissione, la quale testimonia il perdurare dell'interesse di Rosai per la tradizione tre-quattrocentesca toscana: Giotto e Masaccio sono ancora i punti di riferimento di un linguaggio che si è fatto tuttavia, con gli anni, sempre più aspro e scontroso, esasperando la propria radice espressionista.
Rosai riduce ormai la pittura a un groviglio di segni brutali e adotta una cromia dai toni sordi e cupi, stravolgendo le fisionomie in maschere di un crudo primitivismo.
Ciò che negli anni Venti e Trenta, gli anni di "Strapaese", aveva significato per lui un recupero di semplicità, brutale sì, ma piena di sanguigno vigore, lascia il posto, nel dopoguerra, al desolato squallore di un universo pittorico che non sembra trovare sollievo neanche nella fede e mette in scena una sacra rappresentazione di raggelante forza espressiva.
A Venezia, in occasione della Biennale del 1956, viene allestita una grande retrospettiva della sua opera.
Nel 1957, mentre cura ad Ivrea l’allestimento di una sua personale, muore colto da infarto.
Ottone Rosai è ricordato anche come scrittore: le sue opere letterarie più significative sono: Il libro di un teppista (1919) in cui narra delle sue esperienze di guerra, Via Toscanella (1930), Dentro la guerra(1934) e Vecchio Autoritratto, (1951).

Di grande importanza per la conoscenza dell'uomo e dell'artista è la sua corrispondenza, pubblicata solo molti anni dopo la sua morte: Lettere 1914-1957 (1974).