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Max Kuatty
nasce a Canneto e qui vive la sua prima infanzia.
I coetanei lo
ricordano come un ragazzo semplice e modesto ma estroso, che già nelle prime
esperienze scolastiche mostrava una spiccata attitudine per le discipline
artistiche.
Dopo gli anni
della formazione, Max Kuatty da Canneto approda, nel 1951, a Milano e realizza
le prime prove pittoriche, affidandosi a un suo personale naturalismo astratto.
Poi, nel 1956,
si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con Soulages, Poliakoff,
Riopelle, Magnelli e Kapera. Partecipa così a esperienze d’avanguardia con i
giovani artisti del movimento astratto franco-belga.
A Parigi
osserva anche l’articolarsi del Nouveau Realisme, conosce e frequenta Pierre
Restany. E proprio con Restany, negli anni successivi, costruisce un’importante
relazione e un’attiva collaborazione, che porteranno il critico francese, nel
2004, a scrivere che Max Kuatty è stato «il più originale ritrattista di questo
secolo. Conosco questo artista da più di trent’anni ed è stato presente ad ogni
svolta della mia analisi teorica e pratica delle motivazioni essenziali
dell’arte contemporanea. È sempre stato presente nei momenti chiave del
dibattito sull’arte e la morale, sull’arte e la scienza, sull’arte e la natura.
Il suo contributo estetico all’ecologia della natura amazzonica si è rivelato
di primaria importanza. Da vent’anni a questa parte il suo intervento originale
nel dominio secolare della tradizione iconografica ha assunto un’importanza
capitale».
Ma occorre fare a questo punto un piccolo passo indietro, a quando l’ artista
ritorna ancora a Milano, nel 1966. Qui il cannetese comincia a indagare
l’universo della comunicazione e si inserisce nel contesto della cosiddetta
post-figurazione. Produce ora delle foto/pitture. Il punto di partenza della
sua tecnica è la fotografia tramite l’uso della Polaroid. Nascono i polaretablo
(Pola(roid) + retablo), che percorrono tutta l’arte del Quattrocento e del
Cinquecento e che si ripresentano sotto la forma di riporti sinopici di
affresco. Le icone più popolari delle più conosciute opere di Piero della
Francesca, di Masaccio, di Paolo Uccello o di Mantegna sembrano giungere fi no
a noi attraverso uno specchio privo di foglia, coperti, in alcuni punti, da un
leggero strato di polvere, testimone accidentale dell’attraversamento
tempo/materiale.
Ma la ricerca di Kuatty procede senza soste. Negli anni Novanta guarda alla
pittura e alla metamorfosi di lastre e impianti di alluminio e di pellicole
plastiche usate per la stampa dei grandi quotidiani. Nascono le Matrici, opere
in cui l’artista utilizza, come materiali, lastre per la stampa di giornali,
lucidi, pellicole tipografi che, carta stampata… Ne nasce un universo quasi
pop.
Sulle orme
dell’immaginario dei mass media indagato anche da Andy Warhol, Max Kuatty
continua a esplorare altre direzioni, altre strade, per fare affiorare
l’alchimia della scrittura dei rotocalchi e dei quotidiani, in un legame
artistico connesso alla memoria, all’appropriazione estetica e alla gestualità
selettiva del pittore. Tuttavia, mentre Warhol inscena i miti del nostro tempo,
Kuatty si muove entro la memoria, prima delle pagine e poi dei capolavori
dell’arte.
Con la serie Nuovo Rinascimento (sempre negli anni Novanta) Kuatty
crea affreschi sintetici. Il velo di Maya, che offusca con il suo drappo gli
occhi dell’uomo per impedire un’autentica conoscenza, è stato definitivamente
strappato (almeno nella concezione dell’artista) per mostrare l’essenza della
realtà dell’arte: l’idea.
L`artista si è sottoposto «all`imprinting l`arte del
passato» per approdare a «una estensione narrativa della sua più nota pittura
astratta», privilegiando uno speciale e diverso momento della sua ricerca,
un`esperienza condotta negli anni Settanta, quando l`artista si rivolge
all`ambiente naturale e trova nei legni, nelle impiallacciature, nelle
cortecce, nelle radiche, quelle che egli chiama «icone docili», icone che
rimandano a un concetto di paesaggio improntato a valori da tutelare, al
rispetto degli ecosistemi come sistemi interagenti, allo studio della natura e
ai diversi sviluppi estetici.
La realtà viene colta e riproposta, in questo modo, nelle
sue stesse materie, nella bellezza delicata del disegno prodotto
autenticamente, proprio dalla natura, nelle venature delle impiallacciature,
che richiamano il tronco d`albero da cui sono state ricavate, evocano le mani
degli abili ebanisti che le hanno lavorate, la molteplicità delle impronte,
simili e diverse, dei materiali lignei. Siamo di fronte a tracce evidenti di
dialogo col Nouveau Realisme, alle connessioni che si legano allo stadio
essenziale della comunicazione artistica.
Ma, in fondo, tutto il percorso di Max Kuatty è una lunga
cavalcata, con mezzi e modi non convenzionali, attraverso i linguaggi artistici
più innovativi del secondo dopoguerra, alla ricerca dell`atto creativo.
Egli, infatti, a partire dalla fine degli anni Sessanta,
lavora sul progetto mentale, sull`evento e sull`azione dell`artista più che
sull`opera, in un processo di appropriazione della realtà. La sua predilezione
per l`uso di elementi derivati dalla comunicazione di massa (fotografi e,
ritagli, manifesti, matrici, icone della civiltà dei consumi!) diviene una
costante del suo operare fi no all`ultimo dei suoi giorni.
Con Kuatty si assiste, dunque, alla messa in scena di un
originale new dadaismo, che si volge all`uso dell`oggetto e dell`esperienza
quotidiana per ridurre ai minimi termini la tecnica della pittura tradizionale.
Ogni ricerca di questo artista cerca, insomma, l`impronta di una inedita
creazione, quella che, forse, anche dopo la morte continua a perseguire in un
mondo inevitabilmente e completamente alternativo.
Le Mostre
Tra le principali mostre personali si possono ricordare
quelle a Milano (Palazzo Reale), Mantova (Casa del Mantegna), Ferrara (Palazzo
dei Diamanti), Roma (Palazzo Barberini) e Parigi (Centre Pompidou).
Nel 1995 è¨ stato invitato alla Biennale di Venezia (la Nuova Europa, curata da
Carmelo Strano).
Tra il 1998 e il 1999 realizza 24 ritratti dei Nobel per la Pace per l'Opera
Codex Codicum edita in occasione del 1A' Summit Mondiale dei Premi Nobel per la
Pace che si A¨ svolto a Roma in campidoglio, il 21 e 22 aprile 1999.
Nel 2000, Max Kuatty crea le immagini per Nobel Peace Laureate
Organizations.
Le sue opere si trovano nei piA¹ importanti musei e
collezioni pubbliche e private, in Italia e all'estero.